Non
so se qualcun mai ha visto uno dei più bei film mai prodotti dedicati al
mondo dell'automobilismo e cioé; "Gran Prix", risalente al
lontano 1969 e ambientato nel mondo della Formula 1 di quegli anni. In
esso vi si potevano trovare personaggi e trame tipiche di una pellicola
che coinvolge lo spettatore:
il comprimario (alla
Barrichello, per intenderci); il pilota famoso che osannato dalle
folle pensa di poter vincere senza fatica; il pilota emergente che con
grinta e passione dimostrerà di essere il più veloce ma senza vincere il
campionato; il pilota esperto che sfrutterà la sua costanza e riuscirà a
raggiungere il titolo iridato. Il tutto condito da incidenti e
appassionati storie d'amore.
Escludiamo ora gli
incidenti (ringraziando il responsabile della sicurezza) e le
appassionanti storie d'amore (visto che sono tutti felicemente fidanzati
o sposati), la trama che è venuta fuori è la stessa del film in
questione. L'unica differenza è che qui si corre su terra. E che la
finale di campionato non è a Monza ma a Maggiora.
Tutti aspettavano Denny
Zardo il quale non ha per niente deluso le aspettative guidando
superbamente il prototipo ex Tonino Marchetti, uno dei migliori mai
progettati in Italia sia dal punto di vista telaistico (motore centrale,
sospensioni a quadrilateri deformabili), che motoristico (motore Delta).
Gli altri aspettavano
Spiderman Gallotta vittima nel corso di tutta la stagione di una serie
di rotture a catena che mai gli avevano consentito di sfruttare a pieno
le sue innate qualità di guida. Per questo motivo alcuni suoi tifosi si
erano prodigati nell'accendere ceri e a eseguire svariati
pellegrinaggi in modo tale da propiziare il raggiungimento di una buona
affidabilità per la vettura del pilota lodigiano. Questa volta avrebbe
anche quasi funzionato. Quasi.

Partenza
al fulmicotone per il Supereroe
dell'autocross italiano che mai ne ha sbagliato una quest'anno.
Riflessi da felino (ma, a volte, fortuna fantozziana).
Zardo gli sembra
attaccato con una corda lunga non più di un metro visto che tallona il
proto numero 60 per tre giri di seguito.

Staccate al limite,
coltello fra i denti traiettorie sempre calcolate al millimetro ( come
nella semifinale, qui il filmato, manche veramente al limite) e si
giunge alla curva 3, terzo giro.
Zardo sfrutta
l'inserimento velocissimo del suo proto e costringe l'avversario
all'esterno, nella terra riportata. Gallotta non molla un centimetro e
sfrutta lo sbalzo del suo motore in conduzione di curva che gli dà
grande trazione. Il pedale dell'acceleratore rimane giù fino al
tornantino di ritorno. Alex non molla e dimostra che non basta essere
Campione europeo della Montagna 2003 (guidando una Osella BMW) per avere
la meglio. Questo duello ricorda molto da vicino quello tra Marchetti e
Negri che guidarono le stesse vetture nella finale del 1999.
Qui
il filmato. Corsi e ricorsi storici ma questa volta i tempi sul giro
sono da record (44 secondi e mezzo). Come lo spettacolo.



A un certo punto il
proto rosso e blu prende il largo e saluta la compagnia.
Zardo
perde terreno e Giuseppe Mucci,
oramai campione italiano per il punteggio acquisito accumulando grandi
risultati nelle prove precedenti, recupera pur fumando vistosamente dal
posteriore (cosa che avevamo già visto nell'europeo di settembre). Segue
come un'ombra i due Delio Grasselli, con il proto rosso a motore Delta.
Due motori Delta e due Porsche.
Zardo ha evidentemente
qualche problema meccanico, vedasi foto a fine gara, cliccare sopra per
ingrandire:
ma non molla.


Come dentro un film,
dicevamo sopra, quando il pilota ha già dimostrato di essere una spanna
sopra tutti gli altri e che non ce n'è più per nessuno, il mezzo
meccanico e la sfortuna cambiano le carte in tavola. Alex si gira alla
curva 1. Il pubblico disperato non capisce cosa possa essere successo;
errore del pilota? Gli inseguitori recuperano fino al tornantino di
ritorno quando gli sono addosso. Qui un altro errore e allora si capisce
che è la vettura ad avere problemi: va a 3 ruote (rottura giunto
anteriore sinistro, si saprà più tardi).

Arrivo in volata
con il cuore in gola e il piede affondato sull'acceleratore, senza
preoccuparsi se la macchina sta diritta o no.
Vince Giuseppe per 6
centesimi (!) dimostrando di essere stato ancora una volta il più
costante.
Alex è finalmente
consacrato campione anche nel gruppo 4.
Finale storica che
non scorderemo facilmente.
Ancora una volta...W L'AUTOCROSS. |