Porta in alto la Nazionale
Italiana, come doveva essere. Contro i più grandi piloti
dell'autocross straniero. Pole, vittoria in pista e...fuori
pista. Grazie Marco.
Le
premesse al Gran Premio d’Italia erano delle migliori: record di
iscritti con addirittura delle riserve pronte a prendere il
posto dei titolari in caso di defezione dell’ultimo minuto,
tanto per fare capire quanta voglia ci fosse di correre. Pienone
in divisione 1 con molti bei nomi a dare una speranza all’Italia
da corsa; in divisione 3, grande attesa per Gigi Susan e il
nuovo proto che comunque non ha deluso grazie a una bella
prestazione sul giro secco in qualifica. Poi in gara solo pochi
giri ma la monoposto aveva percorso 20 metri (dall’officina al
camion) prima di arrivare in pista. Difficile invece la
divisione 3 con Casalboni a portare in alto tricolore.
Come
poi non succede mai...il miracolo si è effettivamente avverato.
Un ventitreenne lombardo è entrato di diritto nella storia
dell’automobilismo italiano (ebbene sì, ci siamo anche noi) con
una netto successo sull’invincibile corazzata straniera, per la
gioia del (molto, viste le condizioni atmosferiche) pubblico
presente. La mia personale gioia è stata meno dirompente
rispetto a due anni fa (la Delta gialla, ve la ricordate?) vista
la superiorità di pilota e mezzo ma non per questo meno bella.
Grazie Marco, non dimenticheremo questi momenti.
Per assurdo la finale della divisione
1 è stata la meno spettacolare in quanto in divisione 3A e
soprattutto nella 3 se le sono date alla grande, forse anche
perché il titolo non era ancora stato assegnato.
Veniamo quindi a una breve cronaca dei
fatti.
Pole
position per Marco Noris anche il sabato con alle spalle il
campione europeo 2005, Ayrat Shaymiev. Ottimo anche Negri e
Rossetto. Molto dietro Paoloni con la nuova 147 ancora da
rodare. Ottavo Giarolo e la nuova Focus di derivazione
rallycross al debutto che ben si comporterà sfiorando la finale.
Nelle manche 2, primi posti e un secondo per il pilota di Lecco
che lo portano alla pole in Finale A. Busato distrugge un
differenziale in manche 2. Buona la sua prestazione, sfortunata
la finale A.
In
Divisione 1, finale
B, Cristian
Giarolo è primo e viene toccato leggermente alla prima curva da
dietro; tiene giù e si gira, buttando al vento un piazzamento
che gli sarebbe valso la finale più prestigiosa. Va allora
davanti a tutti la Puma di Pleskovias. Forti ha problemi col
motore che sembra una Harley Davidson. Romanismo perde di netto
al ruota posteriore sinistra (vedere
foto). La finalina che dovrebbe essere la più combattuta
finisce stranamente senza altre emozioni (chi non si ricorda
la finale
B del 2002 con il capolavoro di Bodka?) con Pleskovias e la
Gold blu di Ervandian nei piazzamenti che contano (proprio lui
che nel 2002 fu vittima di uno
spettacolare
triplo ribaltamento prontamente ripreso dalle nostre telecamere).
Come già accennato, capolavoro di
Noris nella
Divisione 1,
finale A. Al primo start fa falsa partenza.
Terzo alla prima curva, il primo ministro con la Puma Verde e
Ayrat Shaimiev su Toyota Corolla per la troppa irruenza vanno
lunghi e Marco è primo. Ma si ricomincia da capo. Seconda
partenza, fotocopia della prima, capolavoro di sangue freddo
visti che un minimo anticipo avrebbe comportato la squalifica
immediata ma questa volta il pilota della Mitsu è solo al
comando e vi rimarrà senza la minima sbavatura fino alla fine.
Anche la Subaru di Negri è in gran forma, forse anche di più
della bianco-rossa Lancer ma commette una piccola sbavatura,
forse toccato da Primo Ministro che rimane fermo. Perde
posizioni. Zebergs rimane lontano per tutti e sette i giri che
rimangono, inseguito da Brozek e Pleskvas. Gimi Busato esce e
Rossetto rompe, arrivando a un giro da vincitore. Negri mette il
turbo a 5 bar, passa la Puma di Pleskvas, e la Focus di Brozek.
Terminerà quarto, lasciando la sensazione che la doppietta degli
italiani era possibile, quasi certa, senza quella toccata di
troppo. Grandi tutti e due.
I
pretendenti al titolo Hank e Turek si guardano a
vista nelle qualifiche e si guardano così da vicino che partono
entrambi indietro con tempi molto alti. Come dicevamo, Susan è
quarto, buon Gusmeroli e Gallotta Alex che è però vittima di un
assetto da ferro da stiro ed è un po’ più attardato. Ferrari ha
grossi problemi e non sarà mai con il gruppo dei primi. Dilda fa
presenza. Pochi giri per lui. Ottimo Grasselli in manche 1 che è
terzo dietro ai due mostri sacri di cui sopra. Per Alex un
quarto un terzo e un non partito (rottura del differenziale dopo
50 metri) che gli valgono la finale B. Per Gallotta Alessio, al
debutto con la Alma Speed gemella qualche buon piazzamento e la
finalina ma nessun acuto. C’è però tutto il tempo per
migliorare. Sempre in pista il carroarmato Firenze, manca un
poco di prestazione pura ma anche per lui era il debutto in un
europeo.
Proprio
in
Divisione 3A, finale B
Thorsten Wallukat e il suo proto verde sono inarrivabili.
Radio box dice che un italiano che
correva fino a poco tempo fa con una 3A rossa motorizzata Honda
è in trattativa per un proto simile al suo e non farebbe un
cattivo affare…
Intanto Abraham,
Gusmeroli e Alex Gallotta lottano strenuamente. Il Gusme va
largo e passa lo squalo blu. Al quarto giro, all’ultima curva
Abraham sbaglia l’uscita e coinvolge il lodigiano che scala di
posizioni. E’ fuori dalla finale. Ci prova il proto motorizzato
Honda per l’occasione in livrea blu-viola ma non gli bastano i
giri.
Divisione 3A, finale
A delle grandi
occasioni con Turek e Hanak che si disputano il titolo.
Consiglio di scaricare il filmato, le immagini valgono di più di
molte parole. Alla partenza, primo Freischlad, poi Svoboda e
Abraham. Su terreno rimangono subito Musil e Wallukat le cui
vetture diventano una chicane alla curva 3 insieme a Turek che
si ferma poco più in là su tre ruote. Europeo andato? Manco per
sogno. Hanak non andrà più in là della terza posizione e
festeggerà mestamente sul podio un europeo sfiorato di un
soffio. Superbotta di Ziegler, da vedere nel filmato, che va a
45 gradi sul muretto dell’ultima curva.
Gli
italiani si smarriscono in Divisione 3 con i mostri da 4000 cc.
Casalboni, Frank Gallotta, Casarin e Bizzotto e Immovilli
rimangono staccati e non vanno neanche in finale B. Buona la
prestazione di Franchini che con il suo bimotore Honda arriva
in finalina ma non oltre al settimo posto con una condotta di
gara molto saggia.
In
Divisione 3, finale B
Smrz è in pole. Bernd Stubbe è dotato di proto con telaio Fast
and Speed modello vecchio ma anche di un motore S2000 che
va come un razzo. I 600 Kg di peso si vedono tutti e si invola
verso la finale. Hinnenkamp battaglia intanto con Roman Kerka,
poi Hinnenkamp esce al tornantino con una sospensione con
problemoni. In finale per l'appunto anche Kerka.
Succede un po’ di
tutto con la squadra ceka che accerchia il tedesco Behringer che
si gioca l’iride. Tra litiganti parte benissimo Frits
Duizendstra, che si invola solitario al comando.
Proprio Mathias Behringer è secondo e per i primi giri è
virtualmente campione. Terzo Bartos quanto Engel, poi Terry
Callaghan.
Behringer non è dotato fortuna quando ha un'esitazione e
viene infilato da Bartos. Poi si gira e Bartos ringrazia due
volte. Duizendstra rompe qualcosa (forse un semiasse) e si gira
anche lui al tornantino, poi viene anche centrato dal
sopraggiungente Stloukal.
Bella lotta
Engel, Bartos, Callaghan e Kerka. Behringer è dietro e non
riesce a tornare nel gruppo dei fuggitivi. Poi sorpresona:
Bartos perde una ruota (quella
della foto qui sotto, i nostri potenti mezzi non hanno
limite) e va fuori. Jaroslav Hosek da una mano al compagno di
squadra e ostacola in tutti i modi il tedesco che non riesce a
passare neanche con le cannonate.
Il mitico
Callaghan corre come nei film americani con Tom Cruise e passa
all'ultima curva, per la gioia dei sui meccanici che lo
festeggeranno alla grande sotto il podio. Engel deve cedere.
Behringer sesto, titolo a Bartos.
Il turbo paraurti
Se
li è fumati tutti. Forse qualcuno non lo sa ma una delle
più belle vittorie dell'automobilismo italiano degli ultimi anni
stava per essere resa vana da qualche strano personaggio che si
aggira ingiustamente nell'ambiente dell'autocross e che, a
ragion veduta, dovrebbe darsi all'uncinetto. Un paraurti (!), la
cui immagine riporto qui a fianco, è il colpevole. Una volta tanto, la
ragione ha avuto il sopravvento (dopo due ore). Chiaramente si
vede la irregolarità e l'estremo vantaggio prestazionale che ne
deriva. Come di può ben notare il paraurti è costruito con
materiale magnetico tipo gli
Animotosi della Kinder e questo dà un evidente vantaggio
poiché si è spinti dagli avversari, basta partire davanti e il
gioco è fatto. Grande idea! Non lasciatevi ingannare dai colori
della Mitsu: non sono quelli di una nota marca di sigarette ma
quelli dell'Ovetto Kinder.
L'arbitro Moreno deve avere aperto una scuola tipo Cepu per
tecnici dell'autocross. P.S. Non leggere ciò che è
stato scritto sopra, lo ha messo sul sito qualche pirata
informatico all' insaputa del gestore del sito stesso.